Paura di amare o Paura di vivere con amore?

Non si comincia ad amare semplicemente perché lo si decide con un atto mentale. Spesso alla base di questo modo di agire c’è la paura di entrare in contatto con la propria interiorità perché agiscono in noi schemi di rifiuto infantili. E’ necessario fare appello al nucleo più profondo del proprio essere per ottenere il prezioso dono dell’amore. Se si permette la sua apertura, la sua grazia si può manifestare, facendo emergere i veri sentimenti del cuore. Superando la paura di sentire le emozioni e di essere vulnerabili si incomincia la straordinaria esperienza di VIVERE con amore.

PAURA DI AMARE E RELAZIONI

La paura di amare e di legarsi in una relazione sentimentale è un argomento sia maschile che femminile. La maggior parte delle persone è poco consapevole di ciò e tende ad attribuire le proprie negatività e atteggiamenti agli altri. Fermarsi a riflettere, in ascolto con il proprio sentito è un punto di svolta. Per smettere di dire al Partner cosa non va bene, o evitando di affrontare la realtà nascondendosi, ma guardarsi in faccia e capire che cosa personalmente si mette in atto quando si tratta di sentimenti e relazioni d ‘amore. Ecco alcune domande su cui si può riflettere: So cosa sento e provo quando un legame si fa più prossimo e intimo? Mi rendo conto che le mie negatività feriscono le persone a cui voglio bene? Mi trovo spesso intrappolato in una battaglia tra sensi di colpa e di auto giustificazione per il mio agire? Posso evitare di coinvolgere gli altri mentre sto con loro? Cosa posso fare io per cambiare la situazione?

Negando difensivamente di avere una difficoltà nei legami (l’ immagine negativa di sé) si genera dualità interiore. Questa rappresenta un peso che consuma molta energia vitale, soprattutto se ci si nasconde facendo finta che “va tutto bene”. La conseguenza è quella di provare sempre sentimenti ambivalenti e avere un comportamento, interiore o esteriore, dannoso verso coloro che amiamo. Si “puniscono” gli altri più o meno consapevolmente per le manchevolezze, le intenzioni negative, la mancanza di ascolto e le ingiuste pretese che, invece, si nascondono dentro di sé. Prendere coscienza di aver paura di amare, senza ingannarsi pretendendo il contrario, è un primo importante atto d’amore: quello per sé stessi. Con l’assunzione di questa responsabilità si può cominciare a uscire dalla sofferenza, realizzando quanto sia alto il prezzo che si paga vivendo un’esistenza senza amore. Anche se si può decidere di non cambiare, questo passo è utile almeno a evitare di coinvolgere altri esseri umani dalle proprie paure profonde.

STARE DA SOLI, FUGA O SCELTA?

Rimanere soli, naturalmente, è una scelta personale che spesso molte persone fanno, ma forse è giusto interrogarsi quanto la solitudine sia una scelta CONSAPEVOLE e non una reazione di rifiuto ed una fuga dal mettersi in gioco con i propri sentimenti. Rifiutarsi di dare al mondo il proprio meraviglioso amore potrebbe essere un’attitudine antica altamente distruttiva di cui non ci si rende conto. Il miglior modo per stabilire se questa attitudine esiste, è osservare il proprio stato mentale e emotivo. Se non si sente ansia e separazione, se la vita si espande gioiosamente e se si considerano le difficoltà come opportunità di crescita, allora lo stare da soli è una scelta. Se non è così ancora lavora l’attitudine al rifiuto per cui diventa necessario che si affronti l’orgoglio, le finzioni, la vigliaccheria ed il giudizio verso sé stessi.

 PROVARE A OSSERVARSI ATTRAVERSO GLI OCCHI DI COLORO CHE CI AMANO

Come si può avere fiducia in sè stessi e nell’ amore se si continua a perpetuare con questo atteggiamento di rifiuto?

La tendenza più diffusa è quella di non lasciarsi liberi, senza dialogare né con noi né con gli altri, nascondendo la paura, la distruttività e la difficoltà, in una prigione in cui i sensi di colpa erodono la forza vitale e la capacità di esprimersi, generando incomprensioni. Tutto questo deriva dall’aver percepito nei primi rapporti affettivi il peso di dover soddisfare le aspettative genitoriali (materne o paterne) senza  le quali non sarebbe stato possibile ricevere amore. Proprio da ciò si genera la sensazione si sentirsi sempre colpevoli e non degni d’amore. Quello che si è percepito dalla figura genitoriale, e che lavora nel profondo, è più o meno riassumibile in questa frase:

“se non esaudirai le mie richieste, ti punirò. Non ti amerò e non ti darò niente. Ti punirò facendoti sentire in colpa e negandoti ciò che desideri.  Rincarerò la dose giocando a fare la vittima, in modo che non tu non possa accusarmi o biasimarmi. Devi dimostrarmi che vali e ti darò il mio amore ”.

Ognuno di noi ricalca dei modelli di imprinting familiare e soddisfa dei compiti, uno di questi è quello di dover essere sempre all’altezza. La minaccia che incombe nel profondo è quella dell’abbandono. Se si considera ciò, si intuisce quanto si soffre e la scelta di rimanere soli e senza legami è quindi comprensibile, data la paura di fondo. Negarne l’esistenza è parte della distruttività, poiché la dualità, l’ambivalenza tra desiderio dell’ amore e della relazione e rifiuto nascono da quelle parti del proprio sè che urlano il desiderio di essere amate e lasciate libere. Non serve né fuggire evitando ogni coinvolgimento, né prendersela con i propri genitori poiché è possibile che abbiano agito questo comportamento perché a loro volta lo hanno subito; è quindi utile lasciare andare anche il risentimento e la rabbia un volta che si riconosce cosa è accaduto. La rabbia può invece essere quella energia necessaria che spinge al cambiamento ed occorre usarla in questa direzione evitando di scaricarla contro l’ambiente che ci circonda o verso di sè.

 COME AGISCE LO SCHEMA INFANTILE

Lo schema agisce attraverso un comportamento difensivo che impone il non abbandonare mai le difese in questo modo:

“Se gli “altri” vogliono punirmi e mi fanno male mi devo difendere. Se aprirò il mio cuore all’amore, in cambio non otterrò che rifiuto. Non ne vale la pena, sarà meglio che rimango chiuso e solo, l’amore mi viene negato”.

Come cambiare questa convinzione di base?

Stare meglio deriva dalla possibilità di immaginare quanto questo imprinting inconscio rinforza quella parte impaurita dell’anima che si protegge nella chiusura, tirandosi indietro e ricorrendo al blocco, al ritorno a questi schemi. Se si riconosce che sono gli unici che si conoscono, che lavorano dentro privando della libertà e generando dualità, si può cominciare un cambiamento di prospettiva volto a introiettare la possibilità di uscirne. Riconoscere che esistono delle pretese e che si ha paura di esporre i veri sentimenti, potrà ferire l’orgoglio, ma non farebbe male in nessun altro modo. Inoltre ricorrere all’aiuto di Psicoterapeuti può facilitare proprio il riconoscimento di queste dinamiche per uscirne facilmente.

APRIRSI AL DIALOGO

Cercare una persona di cui ci si fida, con cui parlare del proprio sentito, è un passo importante ed un dono, poiché il solo tentare di stare dalla parte della propria verità profonda è un atto d’amore. Liberando gli altri con i sentimenti celati nel cuore, senza nascondersi dietro intellettualismi, per evitare di sentire i propri, permette a chi parla e chi ascolta una grande libertà. L’onestà è la forma più rara e necessaria tra gli esseri umani. Perchè non concedersela quindi?

L’intenzionalità, la fuga dal dialogo sincero, hanno origine nella convinzione già citata prima di un mondo d’affetto che non è degno di fiducia e che l’unico modo di proteggersi è di diventare come si pensa che gli altri ci vogliono, o peggio. Il riconoscere l’effetto positivo dell’onestà, del dialogo sincero, aperto, fa si che nasca il pensiero che forse la vita non è così pericolosa, dopotutto. Forse non si è soli nel nutrire segretamente sensi di colpa, paura e vergogna. Forse è possibile lasciarsi andare. Forse si può ammettere di provare delle emozioni negative,  senza per questo sentirsi giudicati e non degni di amore. Se non si è onesti, si rimane intrappolati in una separazione tra sé e gli altri. Si rimane sempre in interessi contrapposti, in una divisione. Siamo tutti uniti agli altri. Se si smette di avere paura e ci si apre al dialogo col proprio vero sé, si genera sempre una sensazione positiva attorno. L’effetto immediato  è quello che avviene nella posizione emotiva e spirituale che genera la possibilità di riconoscere qualcuno al vostro fianco che stimoli tutto ciò. Che sia fuori dallo “schema”.

VIVERE CON AMORE

L’amore non è un comando impartito dalla mente. Non è qualcosa di astratto, né un movimento sentimentale. L’amore è forza, vigore e coraggio, affermazione e libertà. E’ l’opposto della paura. La crescita spirituale porta con sé il dono di poter vedere dentro al proprio cuore al di là delle barriere della mente, dei condizionamenti dell’ infanzia e della società. Se non ci si permette di aprirlo si appassisce e non si vive bene. Si finge.Non importa quanto bene si siano diagnosticati i propri mali, quanto profonda possa essere la comprensione dei problemi, se non ci si impegna ad aprire il cuore al dono dell’ amore, non si potrà mai cambiare nulla . E non sarà d’aiuto fingere di amare, o anche amare in una certa misura, se si continua a covare paura di sentirsi nelle emozioni. Nella misura in cui ci si rifiuta di sentirle e viverle, ci si rifiuta di amare.

Riconoscere che si ha PAURA di amare è un primo passo per cominciare a VIVERE con amore.